In occasione delle fiere d’autunno di Shanghai, abbiamo incontrato lo Studio Neri & Hu. Lo Studio Neri & Hu è attualmente forse il più conosciuto nel mondo, tra gli studi di architettura e interior design cinesi. Fondato nel 2004 a Shanghai da Lyndon Neri e Rossana Hu, ha al suo attivo innumerevoli progetti di architettura e architettura d’interni, in Cina e nel mondo. La loro biografia è molto interessante, hanno entrambi un’educazione decisamente internazionale e cosmopolita. Lyndon Neri è nato nelle Filippine ed è cresciuto negli Stati Uniti, Rossana Hu è originaria di Taiwan e ha studiato anch’essa negli Stati Uniti. Entrambi hanno cominciato la loro attività collaborando con studi di architettura negli Stati Uniti, e, prima di aprire lo studio Neri & Hu a Shanghai, entrambi lavoravano presso lo studio Michael Graves & Associates. Oltre agli innumerevoli progetti che hanno portato a termine, tengono seminari e conferenze, e svolgono regolare attività nei board di università internazionali. Molti loro progetti sono pluripremiati, e, da qualche anno, collaborano in modo continuativo con aziende del settore dell’arredamento, tra cui diverse tra le migliori aziende italiane. Con una formazione così internazionale, oltre al fatto che parlano correntemente cinese e inglese, sono naturalmente multi-culturali, essendo stati a contatto con culture estremamente lontane fin dalla giovanissima età. Lyndon Neri ci ha parlato della loro attività, della collaborazione con aziende italiane, e ci ha spiegato perché, a suo parere, le aziende italiane in Cina possono avere un grande futuro.
Con una formazione multi-culturale come la vostra, e avendo realizzato progetti in America e in Asia, quali sono i tratti comuni e quali le maggiori differenze tra le diverse culture?
“Le differenze principali tra gli interlocutori occidentali e orientali, sono principalmente nell’approccio. Negli Stati Uniti, le persone sono molto più dirette, e si sbilanciano apertamente in apprezzamenti al lavoro, durante la fase di presentazione. Questo non significa che il lavoro piaccia veramente, a volte a seguito di grandi apprezzamenti arrivano grandi ripensamenti. In Asia, al contrario, le persone fanno sempre moltissime domande, e sono molto più riservate. Ma non è che vi siano approcci migliori o peggiori: sono semplicemente diversi, e ci si deve adeguare ai diversi comportamenti e alle diverse forme mentali.”
Voi siete architetti, interior designer e designer di prodotto. Qual è la vostra attività preferita?
“Noi siamo architetti, e uno dei nostri grandi amori è l’architettura di Carlo Scarpa. È naturale dunque che l’architettura sia la nostra attività principale. Però preferiamo progettare anche l’architettura degli interni, perché vogliamo che ci sia armonia tra l’architettura e gli interni. E disegnamo anche gli arredi, per avere arredamenti che si sposino a perfezione con l’interior design.”
Entriamo dunque direttamente nel tema: ora che avete accumulato diverse esperienze, cosa pensate delle aziende italiane?
“Lavorando direttamente con le aziende italiane, abbiamo scoperto che, in generale, hanno una qualità eccellente nella manifattura, eseguono lavori artigianali di fattura perfetta, con assoluta precisione nei dettagli. Questa è stata in parte una sorpresa, in quanto gli italiani hanno fama di essere passionali, e non ci si aspetta che passione per la bellezza ed emozione siano coniugate così bene con un’attenzione così elevata per i dettagli. Conoscendo la storia del design italiano, questo non stupisce, comunque. Achille Castiglioni, Vico Magistretti, Gio Ponti, erano tutti architetti e interior designer, prima che designer di prodotto, quindi avevano grande esperienza e conoscenza dei materiali e dello sviluppo dei progetti.
Se posso citare un lato negativo dell’interagire con le aziende italiane, è che a volte sono un po’ arretrate per quello che riguarda la tecnologia contemporanea, soprattutto nella comunicazione. Per chiarire meglio, ci è capitato di avere a che fare con aziende che hanno un solo email account, oppure impiegano due settimane per rispondere a un’email. Se avviene quando si stanno preparando prodotti per il Salone del Mobile, e magari si è in ritardo, questo può causare qualche nervosismo. Anche se, a onor del vero, poi i prodotti sono perfetti. È solo un problema di comunicazione, comunque, che non inficia l’ottima qualità del risultato.”
Oltre ad essere architetti, interior designer e designer di prodotto, Neri & Hu hanno aperto a Shanghai il concept store The Design Republic – Commune (parte del più ampio progetto The Design Republic) che rappresenta i migliori brand del mondo (tra cui diversi brand italiani). The Design Republic – Commune ha la sua sede in un ex-edificio industriale ristrutturato, nel distretto di Jing An, ed è uno dei primi interventi del genere a Shanghai. Una palazzina su 3 piani, con esterni di mattoni rossi, interni bianchi e di mattoni rossi, e un caffè-ristorante al piano terreno.
L’esperienza commerciale è utile, nella collaborazione con le aziende produttrici?
“Decisamente sì. Quando abbiamo fondato The Design Republic, l’obiettivo era semplicemente portare in Cina il miglior design del mondo, perché in Cina mancava e perché, lavorando a progetti di architettura, ci rendevamo conto che ci mancava sempre un punto d’appoggio per i prodotti da inserire nei nostri progetti. Lavorando a stretto contatto con le aziende, dal punto di vista della distribuzione, abbiamo cominciato a conoscerle meglio, e ad approfondire diversi aspetti delle loro strategie. Ci sono aziende che puntano più sul design, altre invece focalizzate su aspetti più commerciali, altre ancora che fanno dell’eccellenza artigianale il loro punto di forza. È naturale che conoscere meglio gli obiettivi delle aziende, aiuti nella fase di progetto; avendo una grande esperienza come progettisti, approfondire la conoscenza delle dinamiche della distribuzione, non può che giovare.”
Chi sono i clienti principali dello showroom? Quali prodotti funzionano meglio?
“Per diverso tempo abbiamo lavorato prevalentemente con architetti, interior designer e developers, ma negli ultimi 3 anni notiamo un deciso aumento nelle visite di consumatori finali, che cominciano ad apprezzare sempre più il design contemporaneo. Difficile dire quali prodotti si vendano di più; potremmo dire i più costosi e i meno costosi. Il nostro è uno showroom che rappresenta il meglio del design mondiale, ma non per questo abbiamo solo prodotti costosi; ci sono diversi brand che hanno prodotti dai prezzi decisamente abbordabili”.
Quali sono le tendenze principali dell’interior design attualmente in Cina? E come prevedete che si svilupperanno?
“Lo sviluppo cinese sta conoscendo una grande fase di espansione, che continuerà sicuramente ancora per diverso tempo. Per questo, i cinesi prestano sempre più attenzione alla qualità della vita, e l’interior design sta diventando sempre più parte di questo. Cambiano le abitudini, anche le consuetudini abitative; i gusti diventano sempre più contemporanei, e così oggi le cucine contemporanee e minimali sono molto apprezzate. Alcuni mobili tradizionali, come il tavolo rotondo da pranzo, probabilmente faranno sempre parte dell’arredamento di una casa cinese, anche se magari saranno riproposti in materiali diversi.
Ma la vera macro-tendenza, a mio parere, è lo sviluppo, che continuerà ancora per molti anni. Per questo, io penso che la Cina sia un mercato su cui si possono fare investimenti a lungo termine.”
Quindi, c’è un futuro per le aziende italiane, in Cina?
“Personalmente, vedo un grande futuro, per le aziende italiane in Cina. Ci sono due considerazioni da fare: una è che i cinesi hanno molte affinità con gli italiani, entrambi i popoli amano il proprio Paese, apprezzano il buon cibo, sono molto legati alla tradizione e alla famiglia. L’altra, e ancora più importante, è che la Cina è in via di sviluppo, quindi il potere di acquisto è in aumento e crescerà ancora molto. Inoltre, i cinesi apprezzano l’Italia, apprezzano i prodotti italiani, e sono disposti a comprare la qualità eccellente che l’Italia garantisce. Però la qualità dev’essere eccellente.
Alle aziende italiane che vogliono approcciare il mercato cinese io suggerisco di non scendere a compromessi pensando di andare incontro al gusto cinese: la forza del made in Italy è la sua eccellenza, e deve mantenere una qualità eccellente, sia nella lavorazione, sia nei materiali. Il valore di un’azienda italiana è proprio nel mantenere la propria identità. Non serve diminuire i prezzi: i cinesi diventeranno sempre più ricchi, e potranno affrontare i prezzi italiani. Ma lo faranno solo se ne varrà la pena. E per valerne la pena la qualità dev’essere eccellente, e soprattutto dev’essere qualcosa che in Cina non si trova. Non dovete cercare di essere cinesi, al contrario, dovete sottolineare con forza l’essere italiani.”