Il mercato del mobile italiano: luci e ombre
Come di consueto, nel mese di dicembre 2018 CSIL-Centro Studi Industria Leggera ha presentato le previsioni per il settore nel mobile nel biennio 2019-2020. Il rapporto CSIL analizza il mercato italiano e il mercato mondiale del mobile, il primo per settori produttivi, l’altro interpretando i dati analitici di 100 Paesi, di cui 40 in Europa, 21 in Asia-Pacifico, 21 in Medio Oriente e Africa, 3 in Nord America e 5 in Centro e Sud America. Gli scenari macro-economici sono elaborati dall’istituto di ricerca Prometeia.
Il mercato mondiale del mobile: la situazione attuale
Nel corso del 2018, l’economia mondiale ha continuato la crescita già in atto nel 2017; tuttavia questa crescita ha già subito un rallentamento, che continuerà nel 2019. Diversi fattori di incertezza potrebbero influire sull’andamento dell’economia, a partire dalla Brexit e dalla situazione italiana, ancora non chiaramente definita. Gli Stati Uniti, dopo una lunga fase di espansione durata 8 anni, mostrano qualche segnale di debolezza, e anche la Cina mostra segni di rallentamento, complici anche gli effetti della “guerra dei dazi” tra Cina e USA. Dal 2019 e per gli anni successivi, il rallentamento della crescita sarà generalizzato e interesserà tutte le principali economie, Stati Uniti, Cina e Paesi dell’Unione Europea; il dollaro, dopo un leggero apprezzamento nel 2019 nei confronti dell’euro, tornerà a deprezzarsi negli anni successivi.
In questa situazione, il consumo mondiale di mobili (valutato a prezzi di produzione-escluso cioè il markup per la distribuzione), attualmente è di circa 460 miliardi di dollari, ed è risultato in crescita (del 4% circa), anche nel 2018. Tuttavia, dai diffusi segnali di rallentamento dell’economia globale, è possibile prevedere che anche il consumo di mobili subirà un rallentamento nei prossimi due anni.
Produttori e importatori top
Nel panorama mondiale della produzione di mobili, attualmente la Cina è in testa alla classifica, con 180 miliardi di dollari circa. Da considerare che, dopo vent’anni di crescita – di fatto ininterrotti – la Cina comincia a fare i conti con la trasformazione da quantità a qualità, da grandi volumi a standard di qualità internazionali, con un occhio alla sostenibilità e una maggiore attenzione ai dettagli di manifattura.
Gli altri grandi produttori di arredamento sono Stati Uniti, Germania, Italia e India. Gli Stati Uniti sono ancora al secondo posto tra i produttori di mobili nel mondo, anche se le importazioni in USA crescono di più, rispetto alla produzione totale. In Europa, le performance migliori sono sempre di Germania e Italia, con l’Italia leggermente meglio della Germania, ed entrambi i Paesi attorno ai 20 miliardi di dollari di produzione. Infine l’India, che ha tassi di crescita superiori alla Cina, anche se i volumi rimangono ancora bassi e la produzione è principalmente destinata al mercato interno.
I più grandi esportatori
Tra i primi cinque esportatori di arredamento, l’Italia è al quarto posto, e questo forse merita qualche considerazione. Fino al 2006, l’Italia era il più grande esportatore del mondo, poi con l’ingresso della Cina nel WTO e l’allargamento del mercato a tutto il mondo, si sono creati nuovi equilibri. La Cina è ormai irraggiungibile, in testa al ranking mondiale, e Germania e Italia, che hanno le performance migliori in Europa, sono sempre tra i primi cinque grandi esportatori. Ma nuovi attori si sono affacciati alla ribalta, e tra questi la Polonia, che ha scalato la classifica fino al terzo posto, e il Vietnam, che attualmente è il quinto esportatore del mondo di mobili, in forte crescita.
Tuttavia, vale la pena di approfondire cosa sta succedendo nel mondo. La Cina ha sempre la più grande quota di export, con una quota tra il 35 e il 40% del totale. I cambiamenti che stanno avvenendo nel mercato cinese, tuttavia, interessano direttamente i produttori italiani. La mutazione in atto nei consumatori cinesi, che cominciano a chiedere qualità migliore, e hanno una capacità di spesa in continuo aumento, favorisce i prodotti della fascia più alta del mercato, come sono molti di quelli italiani. L’Italia, che ha il 30% di quota di mercato della fascia premium, vede infatti un incremento dell’export verso la Cina a doppia cifra (+38% nel 2017 e già + 8% nei primi mesi del 2018), diventando così la più importante fonte di approvvigionamento per l’import in Cina, con una quota del 20%.
L’industria del mobile italiana
Vediamo dunque cosa ci si può aspettare dal quadro macro-economico che si è delineato, per l’industria del mobile italiana e per il mercato domestico. Il mercato interno, nel 2018, è cresciuto dello 0,8%; si tratta di una crescita in tutti i segmenti di mercato, in tutte le aree geografiche, e in tutti canali di vendita. Un aumento dovuto a un clima più positivo, e al bonus mobili, che per fortuna è stato rinnovato anche per il 2019, e che ha permesso anche alla distribuzione indipendente una ripresa più robusta.
Per i prossimi due anni, la situazione è un po’ più incerta. Il rallentamento del tasso di crescita dell’economia è già evidente: il tasso di crescita per il 2018 del PIL è stato ridimensionato all’1% in termini reali (nel 2017 era +1,6%) e per i prossimi anni non sono previsti miglioramenti. Segnali negativi arrivano dalla produzione manifatturiera, e l’incertezza sulle prospettive di medio termine sta incidendo anche sulle propensioni al consumo; i consumi interni delle famiglie sono previsti in crescita al massimo dell’1% per i prossimi due anni.
Per fortuna, ulteriore sostegno arriverà dall’export. Sui mercati esteri, il previsto deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro, nel 2019 darà un sostegno alla domanda proveniente dai Paesi extra-UE, mentre la domanda dell’area intra-UE sarà probabilmente meno dinamica. Per il 2019 è atteso un incremento dell’export dell’1,6% che, unito a una domanda interna non particolarmente brillante, determinerà un aumento della produzione dell’1%. La situazione dovrebbe migliorare nel biennio successivo, con un quadro internazionale più positivo, che potrebbe portare a una crescita dell’export del 3% che, sommata a consumi interni a +1%, potrebbe spingere la produzione a +2%.
L’export
È dunque abbastanza evidente che le maggiori possibilità per l’industria del mobile italiana arrivano dall’export, che attualmente occupa una quota del 58% sul totale della produzione, e nel giro di 2/3 anni potrebbe arrivare al 60%.
Ma quali sono le aree più interessanti per l’export dell’arredamento italiano? Le aree di maggior sviluppo sono, come sempre, quelle dell’Asia Pacifico, che prevedono il consumo di mobili in crescita del 4% anche per il 2019. Un’altra area di grande interesse e sviluppo è anche il Nord-America, con gli Stati Uniti che ormai sono diventati il terzo mercato italiano per l’export, e il Canada che cresce ancora, anche se a ritmi meno sostenuti. I primi due mercati italiani di destinazione per l’Italia sono ancora Francia e Germania. La UE, in generale, è ancora un mercato molto importante per l’Italia. Bisogna considerare che il mercato intra-UE è un mercato piuttosto chiuso alle importazioni, sia per un quadro d’insieme legislativo-normativo, sia per la presenza al suo interno dei maggiori produttori del mondo, che fa sì che il fabbisogno di mobili possa essere soddisfatto all’interno della UE. Tuttavia, i maggior margini di crescita sono nei Paesi dell’Est Europa, che, pur se mercati di dimensioni contenute, possono rivelarsi interessanti.
Infine, il dato statistico dice che l’export extra-UE cresce a un ritmo più elevato (+2,7%) rispetto all’export intra-UE (+2,4%), e la Cina è cresciuta dell’8% nei primi nove mesi del 2018.
CSIL-Centro Studi Industria Leggera