L’edizione 2015 del London Design Festival, che si è tenuta dal 19 al 27 settembre, quest’anno aveva un programma davvero ricco e versatile. Cinque siti espositivi collegati in un unico programma: 100% Design, nella nuova sede, Olympia London; Decorex, a Syon Park; Designjunction, nella vecchia sede del Central Saint Martin’s College; Tent London e Superbrands London, alla Old Truman Brewery, e Focus 15, al Design Centre di Chelsea Harbour. A questi, si aggiungevano le collettive del Victoria & Albert Museum e Somerset House, più qualche centinaio di eventi sparsi per la città, in vari showroom e gallerie. Un programma da far girare la testa, abbondante, forse anche troppo.
Ma andiamo con ordine.
Decorex: l’interior design
La settimana cominciava con Decorex, il Salone dell’interior design, dal 18 al 21 settembre. L’Inghilterra ha una grande scuola di interior design, e sono moltissimi gli interior designer di grande successo con base a Londra. Forse per questo, quest’anno Decorex si è agganciato al London Design Festival, con oltre 400 espositori nella sede di Syon Park, mostre sui materiali e seminari speciali dedicati all’interior design nel segmento luxury.
Focus 15 at Design Centre Chelsea Harbour: l’interior design
Quasi in contemporanea, dal 20 al 25 settembre, l’interior design di altissimo livello si è dato appuntamento anche a Chelsea Harbour, dove ilDesign Centre ha ospitato Focus 15, una rassegna con seminari e incontri, mirati a una clientela di professionisti specializzati nell’interior design molto esclusivo.
100% Design: il design del prodotto
Dal 23 al 26 settembre è stata quindi la volta di 100% Design. Ormai alla ventunesima edizione, si è presentato in una nuova veste, a cominciare dalla nuova sede. Che, pur essendo bella e di grande impatto, non è riuscita a nascondere la percezione di essere più piccola, rispetto a Earl’s Court. Il parterre di speaker è sempre impressionante, da Ilse Crawford a Yves Behar a Lyndon Neri, e qualche progetto interessante ovvio che si trova sempre, ma si ha sempre la sensazione che manchi qualcosa, forse proprio perché, al contrario, c’è tutto: bagno, cucina, materiali, mobili, una selezione dal Design Shanghai Show, brand emergenti e giovani talenti. Ma tutto in unico padiglione.
Designjunction: prodotto e brand emergenti
Rinnovata anche Designjunction, la collettiva che comprende brand emergenti e anche consolidati, con una connotazione decisamente “fieristica”. La nuova location, negli spazi che ospitavano il Central Saint Martin’s College, era decisamente più centrale e istituzionale, la suddivisione in sale e salette penalizzava un po’ la scorrevolezza della visita, ma nel complesso un’esposizione gradevole, senza infamia e senza lode.
Tent London e Superbrands London: giovani e brand italiani
Tent London e SuperBrands ormai da qualche anno si sono alleati, per esporre insieme giovani talenti, i brand più noti nel mondo (molti italiani), diverse collettive nazionali con molti giovani makers, artigiani digitali. Poi il birrificio dismesso in cui sono allestiti è molto suggestivo, varrebbe la pena anche solo per quello. Se non fosse che siamo cresciuti con via Tortona.
Victoria & Albert Museum: gli eventi culturali
Il Victoria & Albert Museum anche quest’anno aveva un ricchissimo programma di mostre, alcune interessanti. Una serie di installazioni sparse per il Museo collegava le singole esposizioni, tra cui la più interessante era forse “Curiosity Cloud”, di Mischer’Traxler con Perrier Jouet, un’installazione di bocce di vetro soffiato, che contenevano insetti (di metallo), che si “svegliavano” simulando la presenza di insetti al loro interno, al passaggio delle persone. Di impatto meno scenografico, ma ugualmente interessante, la piccolissima rassegna dal titolo “Robin Day: Works in Wood”, dedicata agli arredi in legno progettati dal designer inglese Robin Day. Molto scenografiche anche le installazioni Zotem, di Kim Thomé, designer norvegese, con Swarovski, una digressione sul tema della luce, e La Torre di Babele, di Barnaby Barford, formata da 3.000 negozi in miniatura, che simboleggiavano la nostra condizione di consumatori.
Somerset House: gli eventi culturali
Sulla scena del London Design Festival quest’anno era presente ancheSomerset House, un complesso che è stato sede di diverse istituzioni, nel corso di due secoli, oggi centro culturale. Qui, tra le varie mostre, emergeva anche solo per volume “10 Designers in the West Wing”, affiancata da “The British Land Celebration of Design Award Winner Exhibition” e “#Powered by Tweets: The Challenge”, il risultato di una misteriosa competizione condotta nel 2015 nel Regno Unito, in cui si dovevano risolvere problemi o avere nuove idee usando Twitter.
Gli showroom: made in Italy e non solo
Ultimi, ma non da ultimi, i moltissimi showroom di interior designer e aziende produttrici, italiani ma non solo, che presentavano le loro collezioni in Gran Bretagna; una serie di magnifici spazi, sparsi tra Pimlico, Covent Garden e Brompton, dove l’interior design diventa lusso esclusivo e il made in Italy trionfa – Boffi, B&B Italia, Lema, Oasis, Molteni & C., Promemoria – solo per citarne alcuni, accanto a Christian Liaigre, Holly Hunt, che approfittano dell’occasione per offrire un party ai loro clienti e alla stampa. E siamo comunque sempre nel settore dell’arredamento.
Ecco, dunque, alla fine anche il London Design Festival risulta essere una grande celebrazione dell’arredamento. Una copia minore di Milano, ma solo del FuoriSalone, perché a Londra il Salone non c’è. Non c’è niente di male, anzi bene per tutti e soprattutto per le aziende italiane, ci si chiede solo se il termine “design” sia davvero solo riferito all’arredamento, e se le polemiche sul presunto “superamento dell’arredamento a favore di altre discipline o settori merceologici” abbiano davvero un fondamento, e quale.
Detto questo, se esporre o fare eventi dà risultati, bene. Ma per “vedere” il Festival del Design, va ancora bene Milano.
A Londra ci si può andare anche in un altro momento, tanto è sempre bellissima.