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Intervista al nuovo presidente Mauro Mamoli


Cominciamo innanzitutto con una presentazione: chi è Mauro Mamoli, e com’è arrivato ad essere Presidente di Federmobili?

“La mia formazione è abbastanza tipica: mi sono laureato in architettura al Politecnico di Milano, e in seguito ho fatto esperienza in studi professionali. Lavorando, mi è capitato di progettare un negozio, con cui ho cominciato a collaborare, e di cui poi sono diventato responsabile di gestione.
Dato che le facoltà di architettura, in Italia, non offrivano preparazione di tipo gestionale, nel 2000 ho scoperto il corso Federmobili “Manager d’Interni del punto vendita”, organizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano; durante il corso sono entrato in contatto con diversi colleghi, e con l’allora Presidente Pirovano, che mi propose di costituire un gruppo di giovani all’interno della Federazione; nacque così il GiF – Gruppo Giovani Federmobili, nel 2002, del quale sono stato Presidente dalla costituzione fino al 2006. Nel 2003 sono entrato nel Consiglio di Federmobili, poi nella Giunta; in seguito ho fatto parte del Consiglio di Federmobili srl, dal 2006 sono Vicepresidente di Innova.com, dal 2009 Presidente del Gruppo Leader e nello stesso anno sono stato eletto Vicepresidente Vicario di Federmobili.
Il 22 luglio sono stato rieletto nel Nuovo Consiglio, che mi ha nominato Presidente.
Colgo l’occasione per salutare il Presidente uscente, Mauro Tambelli, che ringrazio, anche a nome di tutta la Federazione, per il lavoro svolto in questi quattro anni.”

È un momento molto delicato per diventare Presidente di Federmobili: la situazione del settore è molto difficile, la crisi economica e finanziaria ha causato un calo dei consumi, che soprattutto nell’arredamento si è sentito in modo drammatico. Dal punto di vista dei rivenditori, come viene vissuto il momento attuale?

“La crisi, decisamente pesante, che sta vivendo il settore del mobile in Italia, è causata da diversi fattori complementari.
Una prima, e importante, causa, è che con una congiuntura economica così sfavorevole, l’acquisto di beni semidurevoli, come l’arredamento, viene rimandato, se non cancellato.
Un secondo elemento, anch’esso rilevante, è che le banche non danno credito alle imprese, e anche con la concessione di mutui e prestiti alle famiglie non sono certo di manica larga, quindi non aiutano la crescita.
Inoltre, fatico a pensare che la politica possa fare davvero qualcosa per risolvere questa situazione; è meglio che gli imprenditori accettino, come hanno fatto finora, che dovranno contare sulle loro forze, magari aggregandosi, per trovare le risorse e le energie per mettere a punto nuovi progetti, nuove attività e per essere pronti quando il mercato troverà una nuova stabilità ed i consumi torneranno ad essere significativi. Non penso ad una fine della crisi ma ad un nuovo modo di consumare che gli imprenditori commerciali ed industriali del nostro settore dovranno essere pronti ad affrontare: con prodotti adeguati ed offerte corrette.
È necessario però rendersi conto che la crisi della distribuzione indipendente di arredamento era già cominciata prima del 2008, con una trasformazione del mercato che, da almeno 10 anni, vede i negozi di arredamento in cerca di una nuova identità.
Le vecchie modalità di vendita non funzionano più, bisogna trovarne di nuove, perché la gente comprerà sempre arredamento.
Dovremo adattarci a una nuova realtà, mutata ma ancora in evoluzione: una realtà in cui il negozio tradizionale deve ancora trovare la sua collocazione.”

Qual è la situazione attuale di Federmobili? Quanti sono gli associati?

“Gli associati diretti a Federmobili in questo momento sono oltre 130; con gli associati territoriali, possiamo dire di avere una rappresentatività di circa 4.500 iscritti.
Quanti siano in totale i negozi, in questo momento, non lo sappiamo con esattezza.
I dati più recenti risalgono alla fine del 2011, e i negozi di arredamento erano circa 16.000; la sensazione è che, già nei dati di fine 2012 – che non sono ancora disponibili – ci sia stato un ridimensionamento del numero dei punti vendita, e che ci sarà un’ulteriore riduzione alla fine del 2013.
È evidente che in un momento di difficoltà economica così forte, anche una Federazione deve affrontare qualche ostacolo nel mantenimento di una coesione tra i propri associati.
Molto semplicemente, quando ci sono troppe spese da affrontare e le entrate sono sempre meno, o comunque incerte, anche la spesa di adesione a un’associazione può essere soggetta a ripensamenti: da qui il nostro sforzo affinché si comprenda l’utilità di far parte di una Federazione di Categoria. Sotto questo aspetto un maggior coordinamento dei ruoli tra Federazione Nazionale e Associazioni Territoriali sarebbe auspicabile: questo momento difficile per il commercio potrebbe essere un’occasione per ridefinire ambiti di intervento e modalità di collaborazione tra Federazioni, Confcommercio – Imprese per l’Italia, e le varie Associazioni territoriali.
Bisogna dunque lavorare sulla coesione tra associati, puntando soprattutto sulle sinergie che si possono attivare, lavorando insieme per lo stesso obiettivo: essere più rappresentativi e acquisire più forza.”

A proposito di forza e di rappresentatività: il bonus mobili è stato un grande risultato. Ricordiamo come ci si è arrivati?

“In effetti, il bonus mobili è un grande successo, ottenuto grazie a una stretta collaborazione con FederlegnoArredo e con Confcommercio Imprese per l’Italia.
Il fatto che la politica abbia compreso che esista un settore dell’arredamento il cui peso in termini di occupati e fatturato è molto rilevante per l’economia italiana, è un riconoscimento epocale, un risultato importantissimo.
Naturalmente, speriamo che il bonus porti anche risultati economici, e che si tramuti in una boccata d’ossigeno sia per il commercio sia per l’industria; è ancora presto per sapere quali ritorni potrà dare, la conversione in legge è avvenuta all’inizio di agosto, ma sono fiducioso sull’esito complessivo del provvedimento.”

Che programmi ha per il futuro di Federmobili?

“Progetti e programmi futuri non possono che avere un legame forte con il percorso intrapreso, negli ultimi tempi dalla nostra organizzazione.
Innanzitutto cercheremo di rafforzare la collaborazione con FederlegnoArredo, in modo che possano essere intrapresi nuovi progetti e nuove iniziative a beneficio dei soci di entrambe le Federazioni. Con loro punteremo sul perfezionamento del Bonus al fine di farlo diventare un beneficio permanente, come avviene per altri interventi strettamente collegati all’attività edilizia; una detrazione fiscale da integrare alle ristrutturazioni, senza scadenze ma collegato direttamente ai lavori svolti.
Dal punto di vista strettamente Politico/Istituzionale dovremo affrontare, insieme a Confcommercio, temi spinosi come la Tares, il blocco dell’aumento dell’Iva, la revisione dell’imposta Imu su capannoni ed edifici strumentali allo svolgimento dell’attività e porre la massima attenzione alle esigenze e alle richieste che arriveranno dai nostri associati.
Sotto l’aspetto di servizi e opportunità da offrire ai soci continueremo poi a lavorare sulle Settimane dell’Arredamento, che sono partite ufficialmente alla fine di luglio. “Settimane dell’Arredamento” è un’iniziativa molto importante, è un’attività di aggregazione di quelle che ci si aspettano da una Federazione: consentire agli associati di trarre benefici puntando sulle sinergie e ottimizzando le risorse. Da qui a fine anno, l’attività di comunicazione delle Settimane sarà concentrata sul bonus, in modo che i consumatori siano invogliati a fare acquisti, per la loro ristrutturazione, nei punti vendita attrezzati per far diventare “unica” la loro casa rinnovata!
Nell’immediato abbiamo la terza edizione di Abitare 100% Project, il Meeting della Distribuzione in collaborazione con VeronaFiere, che ci vedrà protagonisti anche quest’anno, e sarà di nuovo un’occasione per incontrare colleghi e operatori del settore, soci di Federmobili o semplicemente interessati ad un momento di confronto.
Ultimo, ma non ultimo, la formazione, che avrà sempre un ruolo di rilievo nei programmi della Federazione, così come l’informazione: formarsi e informarsi è imprescindibile, al giorno d’oggi, per essere sempre al passo con i tempi e offrire un servizio di qualità ineccepibile, come richiesto da un consumatore sempre più esigente e prudente.
La formazione è uno strumento indispensabile per affrontare e superare i momenti difficili.”

La crisi ha cambiato i consumatori, e, di conseguenza, i rivenditori si devono adattare a nuove modalità di acquisto. Quale futuro si prospetta per i rivenditori di arredamento?

“Non è facile rispondere a questa domanda, ci vorrebbe una sfera di cristallo. Scherzi a parte, se ci guardiamo intorno, vediamo che tutti i settori della distribuzione hanno subito profondi cambiamenti, negli ultimi 10/15 anni. Nel settore dello sport, per esempio, ormai esistono solo pochi, grandi punti vendita; i piccoli negozi sono stati man mano assorbiti oppure si sono affiliati, e così è avvenuto anche per l’elettronica di consumo e altri settori.
Tuttavia, non credo che questa sia davvero la strada della distribuzione di arredamento, in quanto l’arredamento è arricchito da una componente di servizio molto importante. La GDO che vende arredamento è più paragonabile a un take away, “pago, prendo e porto a casa”.
Quindi, a meno che, da oggi e per sempre, la gente non decida che non comprerà mai più mobili personalizzati o personalizzabili, su misura, progettati per adattarsi a uno spazio preciso, io non vedo la scomparsa della distribuzione indipendente così immediata. E non credo che scomparirà, nemmeno nel lungo termine.
Penso piuttosto che ci sia bisogno di una grande trasformazione, ma che nessuno abbia ancora le idee perfettamente chiare sulla direzione da intraprendere per operare questi cambiamenti.
Personalmente, ritengo che il servizio avrà sempre più importanza, ma credo anche che si dovrà trovare la forza per superare la logica del “tutto compreso”.
La progettazione, se è progettazione vera, ha un valore; il montaggio è un costo, che dev’essere riconosciuto. Sarebbe come se un sarto vendesse un abito su misura, facendo pagare solo il costo del tessuto, senza fare pagare il grande lavoro che occorre per trasformare uno splendido tessuto in un meraviglioso abito.
Sicuramente è necessario ripensare il negozio, il suo spazio fisico, bisogna riconsiderare quanti prodotti esporre, come esporli: non si può pensare di fare concorrenza alla GDO sul piano della quantità. Così come non si può pensare di vendere a un cliente che investe in un progetto di qualità un prodotto standardizzato, che andrebbe bene per qualsiasi spazio; per fortuna, ci saranno sempre persone che si vogliono distinguere, che non vogliono il tutto standardizzato. E anche un rivenditore indipendente deve ricavarsi la propria clientela, non si può più pensare di accontentare tutti.
Per concludere, mi permetto una riflessione sulle nuove leve: come acquisteranno l’arredamento le nuove generazioni? Le generazioni abituate a vestirsi di tutto punto da Zara e H&M? Vorranno una casa bella, ben concepita, con un arredamento anonimo per il 70% ma con qualche pezzo che la renda personalizzata? Vedendo come si vestono, viene da pensare che sarà così, ma chi può saperlo?
E poi c’è la questione dell’e-commerce. Samsung ha un negozio, a New York, uno store molto grande, su 3 piani, in cui non si può comprare nulla ma si può visionare e provare tutto. O meglio, si può ordinare on line, lì sul posto, se proprio non si riesce a resistere, ma il fine del negozio è solo quello di mostrare, l’acquisto deve avvenire necessariamente sul sito. Se ci si pensa, è logico: così, per il punto vendita, si elimina la necessità del magazzino, il costo amministrativo, il costo e l’organizzazione delle consegne. Un punto vendita così potrebbe essere gestito da un imprenditore della distribuzione anche nel nostro settore (magari non per arredamento complesso ma per complementi e “pezzi” bloccati), con un accordo chiaro, preciso e ben definito con il produttore. Il fatto è che Samsung ha dimensioni sufficienti per gestire una logistica così complessa, ma quante aziende dell’arredamento hanno, o potranno avere, le stesse capacità?
Questi, a mio parere, sono i cambiamenti su cui è necessario riflettere.”

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